Sommario
Mentre le catene di approvvigionamento globali in Asia subiscono spesso rallentamenti, il commercio proprio alle porte dell’Europa è in pieno boom. La Turchia si è ormai trasformata da classica “destinazione turistica” a polo produttivo strategico per il continente. Con un volume commerciale che ha raggiunto circa 219 miliardi di dollari (2024), il Paese sul Bosforo è diventato indispensabile per numerose imprese europee e italiane.
Ma attenzione: la vicinanza geografica non deve far sottovalutare gli ostacoli burocratici. Dalla fine del 2024 sono in vigore regole più rigide per i prodotti alimentari, nuove agevolazioni fiscali per il commercio d’arte e rivoluzioni digitali nei documenti doganali. Chi opera basandosi su vecchi manuali rischia che la merce resti bloccata in dogana.
Questa guida non è un trattato teorico. È il vostro aggiornamento pratico per l’importazione dalla Turchia, con i dati concreti per il 2025 e le prospettive per il 2026.
Aggiornamento di mercato: perché la Turchia è la fabbrica d’Europa
I numeri parlano chiaro: a novembre 2025, le esportazioni totali turche hanno raggiunto la notevole cifra di 22,7 miliardi di dollari. L’Unione Europea non è un partner qualunque, ma il principale acquirente di merci turche. La Turchia oggi fornisce molto più di semplici nocciole e magliette: è un hub per componenti automobilistici, ingegneria meccanica, sistemi per l’edilizia di alta qualità e moduli solari all’avanguardia.
Cosa significa questo per voi? State importando da un mercato altamente integrato. La rete di imprenditori di origine turca in Europa costituisce già un ponte formidabile con un fatturato annuo di decine di miliardi di euro. Sfruttate questi network per ottimizzare i vostri canali di approvvigionamento.
La realtà burocratica: i documenti che contano davvero
Dimenticate le vecchie checklist. Ecco l’aggiornamento su ciò che la dogana vorrà vedere nel 2026.
1. Il certificato A.TR: finalmente digitale
Il documento fondamentale per l’importazione in esenzione di dazio di prodotti industriali è il certificato di circolazione A.TR. La grande novità per il 2025: l’obbligo della firma autografa (“wet ink”) appartiene al passato. In base alla decisione della Commissione UE n. 1/2025, i documenti A.TR elettronici con codice QR sono pienamente accettati in tutta l’UE. Se il vostro fornitore invia ancora documenti cartacei per posta, segnalategli la procedura digitale: vi farà risparmiare giorni preziosi.
2. Il numero EORI (Obbligatorio!)
Senza il numero EORI (Economic Operators Registration and Identification) non si muove nulla. Anche nel 2026, la richiesta tramite i portali doganali nazionali è essenziale. Consiglio professionale: non aspettate l’avviso ufficiale definitivo. Spesso la conferma della presentazione della domanda è sufficiente per avviare il processo in caso di sdoganamenti urgenti, mentre il numero (che può richiedere 2-3 settimane) viene generato.
3. Fattura commerciale e certificato di origine
Per i prodotti tessili, in presenza di un A.TR, solitamente non è più richiesto un certificato di origine separato (eccezione: misure anti dumping). Prestate però estrema attenzione alla fattura commerciale: ogni posizione deve corrispondere esattamente al codice HS (voce doganale) corretto.

Risparmiare: dazi, tasse e la novità sull’arte del 2025
Il limite dei 150 euro rimane (per ora)
Contrariamente a molte voci: anche nel 2025 si applica la franchigia doganale di 150 euro per le importazioni dalla Turchia. Se il valore della merce è inferiore, non si pagano dazi (ma si paga l’IVA all’importazione!). Un’eventuale abolizione a livello UE è discussa solo per il 2028. Ma attenzione: la vecchia soglia di esenzione di 22 euro per le tasse è ormai storia. Si paga l’IVA all’importazione fin dal primo centesimo.
Aliquote fiscali: ottime notizie per il mercato dell’arte
Mentre l’aliquota ordinaria IVA rimane stabile, ci sono cambiamenti significativi per settori specifici. Dal 1° gennaio 2025, per gli oggetti d’arte e da collezione si applicano regimi agevolati in diversi Paesi UE, rendendo l’importazione di antiquariato ottomano o arte turca moderna più attraente che mai. Per i pezzi di antiquariato con più di 100 anni (codice doganale 9706), il dazio è dello 0%. Se siete appassionati di storia, potreste anche essere interessati a collezionare monete e lire turche storiche.
Settori sotto la lente: dove si nascondono le insidie
1. Tessile e abbigliamento
Il tessile è un classico. La Turchia è leader mondiale in questo campo, dai produttori di denim ai brand di biancheria per la casa.
La trappola: le spedizioni di campioni. Se ordinate dei campioni, assicuratevi che siano resi inutilizzabili (ad esempio con un taglio) o dichiarati chiaramente come “Sample without commercial value”. In caso contrario, la dogana ne stimerà il valore e pagherete l’imposta intera.
2. Gioielleria e prodotti di lusso
I gioielli turchi sono molto richiesti, ma la logistica è complessa se non si conoscono le regole. Dal settembre 2025, tutte le spedizioni devono contenere obbligatoriamente i dati ICS2 Release 3 (codice HS a 6 cifre, dati del mittente verificati). Senza questi dati digitali, il pacco non verrà nemmeno caricato sul mezzo di trasporto.
3. Alimentari e articoli per la casa
Oltre al cibo, dove i controlli (come per il miele) sono diventati severissimi con l’obbligo di inserimento nel database TRACES, la Turchia eccelle nella produzione di articoli per la cucina. Molti importatori stanno puntando sulle migliori marche di pentole turche per l’ottimo rapporto qualità prezzo.
Logistica e trasporti: il suolo batte l’aria
A differenza dell’importazione dalla Cina, per la Turchia il trasporto su gomma (camion) è spesso il vincitore. I tempi di transito verso l’Italia sono solitamente compresi tra 4 e 6 giorni. È più economico del trasporto aereo e più flessibile di quello marittimo.
Incoterms in chiaro: molti fornitori turchi offrono “EXW” (Ex Works). Ciò significa che la responsabilità è vostra non appena la merce lascia la rampa di carico. Cercate di negoziare su “FCA” (Free Carrier): in questo modo il fornitore deve occuparsi almeno della dichiarazione doganale di esportazione in Turchia, risparmiandovi complicazioni con le autorità doganali locali.
Conclusione: importare con successo nel 2026
L’importazione dalla Turchia offre enormi opportunità nel 2026, grazie alla vicinanza geografica e alla qualità manifatturiera. Chi conosce i principali attori del mercato e gestisce correttamente A.TR ed EORI può migliorare significativamente i propri margini. Tuttavia, i tempi dell’approssimazione sono finiti: la digitalizzazione e i controlli UE più severi richiedono un approccio professionale.
Serve ancora un certificato di origine per i tessili dalla Turchia nel 2026?
Nella maggior parte dei casi, se è presente un certificato A.TR, il certificato di origine non è più necessario. Tuttavia, rimane obbligatorio se la merce è soggetta a misure di politica commerciale come i dazi anti-dumping.
Qual è la franchigia doganale per gli acquisti dalla Turchia?
La franchigia doganale rimane a 150 euro di valore della merce anche nel 2025. Al di sotto di questa soglia non si pagano dazi, ma deve essere sempre corrisposta l’IVA all’importazione.






